Nuovo appuntamento con la rubrica Ross Music Box. Uno spazio virtuale dedicato ai piccoli e grandi progetti musicali a cui prestare attenzione nel vasto panorama musicale italiano. Protagonista di questa chiacchierata la band Nuju.
Lo scorso novembre è uscito “Clessidra”, il nuovo disco della band calabro-emiliana Nuju pubblicato da Manita Dischi con edizioni Manita/iCompany/Sud Studio. L’album è composto da undici canzoni (“Ferro e ruggine”, “Di getto”, “La nostra sicurezza”, “Titoli di coda”, “Sopra l’equatore”, “Sotto l’equatore”, “Tempo perso”, “Vecchio disco”, “Basta!”, “Gira” feat. Modena City Ramblers e “Radici e cicatrici”).
“Clessidra” ha avuto una gestazione lunga, interrotta anche dai due anni di pandemia, è un lavoro discografico in cui l’esperienza di lungo corso dei Nuju è evidente sia dallo spessore musicale di ogni brano ma soprattutto dalla qualità dei testi in cui si evince la volontà che la “musica non sia solo un sottofondo” ma portatrice di un messaggio.
A fine 2022 ho avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con i Nuju, per la parlare del loro percorso artistico e del nuovo disco.
Siete tutti calabresi trapiantati in Emilia-Romagna? Da quanti anni siete a Bologna? Come ci siete arrivati? Come è cambiata Bologna in questi anni?
Nuju:”Il primo concerto dei Nuju è avvenuto il 30 maggio del 2009, sul palco del Fuori Orario di Taneto di Gattatico (RE). Su quel palco eravamo tutti calabresi, arrivati a Bologna per studio o per lavoro. Già nel 2015 non era più così.
Come spesso avviene nelle band, c’è chi esce e c’è chi entra. Adesso solo il cantante e il chitarrista sono di origine calabrese, gli altri sono emiliani e il nostro fonico è marchigiano. Fra l’altro abitiamo su tutta la via Emilia: Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma. La città più rappresentata è diventata Reggio, con 3/6 dei Nuju. Ormai siamo una band calabro-emiliana a tutti gli effetti, felici di poter mescolare due culture regionali che hanno più affinità di quanto si possa pensare.
La vita ci ha spinto lontani da Bologna. La band ha fatto i conti con lavoro e famiglia, perché è difficile vivere di un solo progetto musicale; quasi impossibile. Il capoluogo emiliano non era più adatto a tutti, è diventato sempre più una metropoli, alcuni sono andati via. Siamo ancora molto affezionati a Bologna, ma non è più la città universitaria che abbiamo conosciuto negli anni ’00, è cambiata insieme a tutta la società. Quando siamo arrivati noi, c’erano i centri sociali e un sacco di piccoli locali dove suonavano decine di band emergenti. Oggi è molto diversa, ma come tutte le città universitarie, del resto”.
Nel vostro percorso artistico c’è anche un anche una rubrica tv dal titolo “Un Paese ci vuole”. Come è nato questo progetto?
Nuju:”Durante la pandemia avevamo voglia di fare qualcosa, di ripartire a suonare. Così, insieme al presentatore Tato Iannello, abbiamo proposto all’emittente calabrese LaC, una rubrica televisiva che potesse indagare il paese e la sua comunità, in un momento in cui il covid aveva svelato a tutta la nazione il forte individualismo che ci contraddistingue.
Abbiamo intervistato tre artisti calabresi (Mimmo Cavallaro, Villazuk e Santino Cardamone) e tre artisti emiliano-
romagnoli (Modena City Ramblers, Extraliscio e Lennon Kelly). Con loro abbiamo duettato e chiacchierato, cercando di capire il valore delle radici e della comunità. Grazie a questa trasmissione è nata anche “Radici e cicatrici”, la
canzone che chiude “Clessidra”.
“Clessidra” è il vostro sesto lp. Quali sono le storie e le emozioni che hanno ispirato le canzoni di questo lavoro?
Nuju:”Al centro di “Clessidra” c’è il tempo, inteso in diversi modi, mentre registravamo ci siamo resi conto che questa parola era presente in quasi tutti i testi, quindi ci siamo chiesti il perché.
Tutti i nostri dischi sono concept album e “Clessidra” lo è diventato grazie al tempo. Da sempre cantiamo della società che ci circonda e di come l’ambiente modifica gli atteggiamenti dell’uomo: si tratta di una caratteristica dei Nuju, insieme all’ironia.
In questo caso, abbiamo raccontato di come l’umanità dovrebbe prendere in mano il proprio destino, raffigurato dalla mano in copertina che solleva la clessidra, in cui vi sono inseriti il mondo e l’uomo. Il nostro fidato collaboratore Lorenzo Menini ha realizzato questo splendido disegno, in cui la terra rappresenta la crisi climatica e l’omino la crisi economica.
Infatti, per noi, i cambiamenti climatici e la ridistribuzione del denaro, sono tra i temi più importanti con cui dovremo fare i conti nel futuro. Inoltre le differenze tra Nord e Sud del mondo, come Ovest ed Est, rimangono centrali in un discorso così ampio. Insieme a ciò, crediamo che sia venuto il momento di prendersi il giusto tempo per ascoltare la musica e non lasciare che diventi un sottofondo senza messaggio, come spesso accade.
Tutte queste riflessioni sono presenti in Clessidra e speriamo che le note e le parole arrivino agli ascoltatori, facendoli riflettere e pensare”.
Il brano “Gira” è un featuring con i Modena City Ramblers. Come è nata la collaborazione con loro?
Nuju:”Sono anni che conosciamo i Modena City Ramblers. Senza alcuna ipocrisia o piaggeria, li consideriamo tra le migliori band italiane, nonché persone vere, che rappresentano a pieno le loro canzoni anche nella vita.
Abbiamo aperto spesso i loro concerti in passato e avevamo già collaborato nel loro progetto “Battaglione alleato” e nel nostro brano “L’artista”. Questa volta la collaborazione si è fatta più intensa, perché abbiamo scritto una canzone insieme, partendo da zero.
Siamo felici di ciò che è venuto fuori, perché il brano è una vera commistione dei mondi musicali delle band e potrebbe stare benissimo in una scaletta dei Nuju, come dei Modena City Ramblers”.
Improvvisamente vi ritrovate ad essere nominati Ministri della Cultura. Quali sono i primi provvedimenti in ambito musicale che prendereste e perché?
Nuju:”Per prima cosa abbatteremmo l’IVA sui supporti fisici, cercando di rilanciare questo mercato a favore dello streaming, che tasseremmo maggiormente, redistribuendo i ricavi per tutti i musicisti. Infatti, pensiamo che se un cd o un lp viene acquistato, chiunque può dare più valore all’ascolto. Crediamo che questo sia un provvedimento semplice da applicare, per questo sarebbe il primo.
Cominceremmo, poi, a intervenire sulla dignità economica del musicista, con sussidi e aiuti per tutti coloro che vogliano intraprendere questa carriera. Infine, faremmo un provvedimento per la musica live, abbattendo tasse e costi per chiunque volesse organizzare concerti nel proprio locale.
Noi giriamo tanto anche in alcuni paesi europei, Francia e Germania in particolare. Ogni volta ci rendiamo conto che l’interesse per la musica è diverso rispetto all’Italia. Il pubblico è più attento. Ciò è dovuto principalmente dall’importanza culturale che viene data alla musica in questi paesi.
Se fossimo Ministri della cultura faremmo qualsiasi cosa perché possa arrivare il messaggio che la musica è cultura e che acquistare gli album degli artisti e andare a vederli dal vivo, può essere una forma d’intrattenimento arricchente per chiunque.
Pertanto, se condividete le nostre proposte, votate i NUJU!”