Ross Music Box: intervista agli Smalto

Ross Music Box: intervista agli Smalto in occasione dell’uscita del nuovo ep “Singolare/Plurale” per Tippin’ Factory.

Smalto è un duo. Smalto è Matteo Portelli e Francesco Petrosino ma ragiona con una testa sola, si emoziona con un cuore solo, suona come una persona sola. A volte ne parlano al singolare, a volte al plurale.

“Singolare/Plurale” è il loro nuovo lavoro, anticipato dal singolo “Ricordare”, questo EP segue “Niente di serio” pubblicato nel 2022. L’ep “Singolare/Plurale” composto da sei brani, è scritto e prodotto da Smalto, ad eccezione di Betty Tossica, scritta da Gian Maria Accusani (Prozac+), rivisitata e riprodotta dal duo. La particolarità di “Singolare/Plurale” è nella coralità di voci che affiancano Matteo nei diversi brani e che rendono l’ascolto una vera scoperta traccia dopo traccia.

Ho scambiato quattro chiacchiere con Matteo e Francesco le menti, i corpi e le anime di Smalto.

Il vostro primo incontro con la Musica come è avvenuto?

Matteo – Smalto: “Molto, molto presto, forse prima di poterne avere un ricordo reale. Sono cresciuto in una casa piena di musica, ho sempre sentito tantissima musica in famiglia, e ho iniziato a suonare il pianoforte a 5 anni, per emulare mio fratello più grande non ho più smesso, passando al basso, poi ai synth, e passando per il registrarmi le cose che suonavo su cassetta, con un registratore giocattolo prima, uno a quattro tracce poi, in un crescendo che ancora non è finito e che non deve finire mai!

Forse però un primo ricordo cosciente è di quando ho avuto per la prima volta tra le mani un disco “comprato da me”, anche se ero talmente piccolo che chiaramente non era comprato da me. Eravamo negli Stati Uniti, dove mio padre a volte andava per lavoro, portandosi dietro tutta la famiglia, e comprammo Ghost in the machine dei Police e due dischi dei Dire Straits, credo Making Movies e Brothers in arms. La sensazione di avere dei dischi che volevo avere, che avevo scelto (chissà quanto autonomamente) la ricordo benissimo: era la sensazione di entrare in un mondo enorme e ricchissimo. Credo anche che mi sentissi molto grande e importante prevedendo di poter dire ai miei amichetti “io ascolto i Police e i Dire Straits”. Beh, i Police li ascolto ancora!”

Francesco – Smalto: “Il primo incontro con la musica è stata un’ossessione: parliamo di fine anni’80, mio padre aveva una cassetta della Deutsche Grammophon che conteneva come prima traccia il Bolero di Ravel. Utilizzavo un piccolo mangianastri nero per ascoltarla e lo portavo ovunque, in bagno, a letto, in cucina. Davvero ovunque.

Ascoltavo con molta attenzione, nessuno poteva distrarmi, in attesa del momento in cui entravano gli archi, anche se all’epoca non sapevo cosa fosse quel suono e in quel momento provavo una sorta di estasi. Ci avrei messo qualche anno a capire che si potesse anche ‘suonare’ la musica”.

Ross Music Box: intervista agli Smalto in occasione dell'uscita del nuovo ep "Singolare/Plurale" per Tippin' Factory.
Smalto, foto di Andrea Campajola

Come e quando è nato il progetto Smalto?

Smalto: “Nel 2019, quando la band in cui suonavamo insieme, i Mamavegas, si è sciolta. Avevamo bisogno di uno spazio in cui continuare a fare canzoni e abbiamo pensato di fare qualcosa che per noi era piuttosto nuovo: fare pop e farlo in italiano.

In una prima fase abbiamo coinvolto Mr. Milk, un cantautore di Battipaglia, con cui abbiamo lavorato a buona parte del primo EP, “Niente di serio”, uscito poi nel 2022. In verità, già da un po’ prima dell’uscita dell’ep, siamo rimasti noi due che è veramente la cosa che forse volevamo dall’inizio: avere il nostro giocattolo, uno spazio e un tempo che ci dedichiamo senza fretta e senza pressioni.

Sostanzialmente Smalto è il contenitore in cui possiamo fare qualcosa insieme, dato che tra l’altro viviamo in città diverse, quasi un pretesto per vederci e suonare. Chiaramente poi le canzoni uno le fa e quindi poi vuole farle sentire”. 

“Singolare/Plurale”, mi raccontate come nasce questo titolo per il vostro secondo ep?

Francesco – Smalto: ” Beh, c’è tanto dibattito sul maschile/femminile, a livello sociale, politico, grammaticale, e noi abbiamo voluto allargare il dibattito e spostarci su quest’altro piano!

Possiamo dire che questo EP è una riflessione su individuo e collettivo in un certo senso: da una parte perché le canzoni di Smalto sono fatte in due, due teste, quattro mani, sono frutto di una relazione e di una condivisione, ma parlano di storie estremamente personali e individuali; dall’altra c’è un pensiero più generale su un piano che riguarda la società e la musica: vediamo una tendenza alla frammentazione, all’individualismo, ovunque; anche in musica, dove le band che è il tipo di formazione con cui siamo cresciuti, sia come ascoltatori che come musicisti , sono sempre meno.

E allora ci piaceva esprimerci in questo modo indistinto: parlare al singolare, ma cantare e suonare al plurale, tanto che abbiamo coinvolto nell’EP in ogni canzone un cantante diverso che canta insieme a Matteo: Mox, Amalfitano, Emanuele Mancini, Giulia Laurenzi, Broni, Androgynus; tutti amici musicisti che hanno accettato di contribuire a questa voce plurale di Smalto, arricchendo le canzoni sia con le loro voci che con le loro idee, che è una cosa che può venire solo dal confronto, dal collettivo”.

Mi raccontate le tracce di “Singolare/Plurale”.

Smalto:Sotto un’altra luce è la canzone da cui abbiamo cominciato questo nuovo lavoro ed è l’unica in cui Smalto ha solo la voce di Smalto: per questo l’abbiamo scelta come traccia di apertura e le abbiamo dato un titolo che rappresenta l’intero EP. Si parla, come spesso abbiamo fatto, di coppia, di relazione, dei fossati che anche le persone più vicine rischiano di scavare vivendo insieme. Si parla di come la coppia sia il contesto in cui è più facile finire per scaricare su qualcun altro le proprie difficoltà, insoddisfazioni, insofferenze. Qui Smalto reagisce in un modo che non ci piace: non dialoga, non comunica, non trova un modo per superare il fossato, forse nemmeno ci prova. Abbiamo lasciato che così fosse, perché a volte succede anche questo e noi abbiamo il dovere di pensarci.

Non siamo più adolescenti purtroppo, non siamo vecchi ma forse neanche più tanto giovani. La canzone ‘Ricordare‘ è la nostra nostalgia, che aumenta col passare degli anni. Il ricordo delle tempeste provocate dai primi amori ci accompagna quotidianamente, ci dà motivo di sorridere e ogni tanto di provare un po’ di imbarazzo per cose dette o fatte vent’anni fa. Abbiamo giocato con queste sensazioni e le abbiamo messe in musica, con il prezioso aiuto di Mox, amico di tanti anni e fan di Smalto della prima ora, che con la sua voce romantica e nostalgica ha reso tutto perfetto.

C’è una storia molto triste dietro la canzone ‘Piangere’: un ragazzo che Francesco conosceva bene, morto in un incidente stradale in moto. Era il figlio di una persona importante per lui, oltre che punto di riferimento per molti a Battipaglia, che già aveva perso la moglie poco tempo prima. Una di quelle volte in cui la vita sembra accanirsi in modo esagerato contro qualcuno, una di quelle tristezze che lasciano veramente senza parole. Abbiamo provato ad averle lo stesso delle parole, di raccontare qualcosa di questo ragazzo in musica. Probabilmente il mood della canzone, così ritmato, carico, pieno di strati di batterie, bassi, synth, suoni, rappresenta l’energia con cui ci si deve stringere intorno a chi rimane.
In questa storia c’è una comunità di amici e conoscenti che hanno fatto l’unica cosa che si poteva fare: stringersi con amore intorno a una persona che altrimenti sarebbe crollata. Vorremmo che questa canzone fosse una parte di questo abbraccio, un gesto di affetto che abbiamo voluto fare insieme a Emanuele Mancini, amico fraterno, voce dei Mamavegas, la band in cui abbiamo suonato per 10 anni.

Poco dopo l’uscita del primo EP abbiamo pensato che sarebbe stato bello suonare dal vivo i brani che ne facevano parte, brani nati e cresciuti solo in studio, senza una dimensione live. Abbiamo provato a organizzare una band, chiamando alla chitarra Riccardo Schiavello (in arte Broni), grande amico e preziosissimo collaboratore di Matteo nel suo studio; ai synth, invece, Gabriele Bernabò (in arte Androgynus), che ci è stato presentato con un “Sarebbe perfetto per Smalto!” Abbiamo fatto prove, iniziato a montare un live, che stava prendendo forma anche piuttosto bene, ma poi una serie di questioni pratiche hanno fatto naufragare questo tentativo. Per un po’ di tempo comunque Riccardo e Gabriele sono veramente stati Smalto e anche se avevamo deciso di non suonare più hanno continuato a seguire il lavoro sui pezzi nuovi. Le loro voci dovevano fare parte di questo EP e ‘Dimenticare’ in particolare hanno contribuito moltissimo anche in fase di produzione, aiutandoci a realizzare quello che forse è l’arrangiamento che ci piace di più, impreziosito anche dal violino di Gabriele (un po’ maltrattato e distorto in fase di mix), raro caso di strumento acustico in una canzone di Smalto.

In ‘Desiderare’ c’è Smalto che guarda una festa scintillante e piena di vita a cui non riesce a partecipare, con un po’ di invidia e un po’ di rabbia ma anche ammirazione e divertimento. In fondo anche a questo servono le canzoni, a esorcizzare alcuni sentimenti che non si vogliono veramente avere. Chi fa musica sogna sempre di arrivare chissà dove, vede sempre qualcuno più in alto, non c’è niente di più bello che rendersene conto, godersi quello che si ha e che si fa, prendersi un po’ in giro. Si parla di feste e quando si parla di feste c’è solo una persona che si può chiamare: Gabriele Amalfitano, decisamente il re della festa. Una voce potente come poche altre che ha veramente dato tantissimo a questa canzone, aiutandoci a metterla a fuoco, sintetizzarla; ed è stato molto bello renderci conto di come questi featuring siano riusciti a spostare anche dal punto di vista del significato i nostri brani, che è il vero senso alla nostra idea di ‘Singolare/Plurale’.

Smalto piange, desidera, ricorda, dimentica ma Smalto ascolta e ha sempre ascoltato musica, da quando era ragazzino. E i Prozac+ li ha sempre amati. Non c’è molto da dire su ‘Betty Tossica’, volevamo fare un omaggio a questa band e a questa canzone in particolare, perché nelle nostre vite ci sono state delle Betty ed è una di quelle canzoni che abbiamo sempre ascoltato sentendola nostra. Ha un testo poetico che racconta il binomio malessere/bellezza in modo straziante ma leggero e diretto allo stesso tempo. Avere un gruppo o un progetto musicale ci dà questo privilegio: abbiamo potuto fare nostra una canzone di quando avevamo 16 anni, speriamo di non averla stravolta troppo. Insieme a Matteo canta Giulia Laurenzi, voce dei Moblon, band romana che ha realizzato un disco meraviglioso qualche anno fa; grazie a lei Smalto può declinarsi anche al femminile e questa era la canzone perfetta per farlo, con una voce graffiante e profonda come solo una voce di donna può essere”.

Ross Music Box: intervista agli Smalto in occasione dell'uscita del nuovo ep "Singolare/Plurale" per Tippin' Factory.
Smalto, foto di Andrea Campajola

Improvvisamente vi ritrovate a essere nominati ‘Ministro della Cultura’. Quali sono i primi provvedimenti in ambito musicale che prendereste?

Smalto: “Ecco, ‘vi ritrovate’. Quindi saremmo il primo Ministro della Cultura plurale della storia! Questo magari ci permetterebbe di avere un’autorevolezza che i nostri predecessori non stanno avendo.

Potremmo usarla per rendere migliore la vita dei musicisti, impegnarci per fare in modo che sia valorizzato e rispettato il lavoro che facciamo. Prima battaglia sicuramente sarebbe per riportare valore economico alla diffusione della musica: lo streaming è inebriante, questa sensazione comunque illusoria di poter arrivare a tutti ci ha accecato talmente tanto da non farci rendere conto che questo ha significato regalare il nostro lavoro! Quindi: un provvedimento per fare in modo che ci sia un radicale e sostanziale innalzamento degli introiti dagli ascolti streaming. Non vi annoiamo con i calcoli ma rispetto alla vendita di un CD, provando a equiparare un po’ a spanne la diffusione della musica tra streaming e vendita CD, il nostro lavoro viene pagato più o meno 500 volte meno di quanto non fosse pagato prima! Sullo stesso piano ci sarebbe anche da introdurre un reddito minimo per gli artisti, qualcosa che permetta di studiare, comporre e provare senza morire di fame, perché senza studio e ricerca non c’è musica.

Sicuramente poi, perché non possiamo parlare solo di soldi, incentiveremmo chi porta la musica in Italia, mettendolo in condizione di fare meglio. Molti artisti internazionali faticano a includere l’Italia nei loro tour, un ministro plurale avrà modo di capire perché e parallelamente c’è un mondo enorme di piccoli festival locali che ha bisogno di linfa vitale, un settore che può portare lavoro, cultura, crescita, anche in tante aree del Paese in cui si fa veramente troppa fatica”.