Nuovo appuntamento con la rubrica Ross Music Box. Uno spazio virtuale dedicato ai piccoli e grandi progetti musicali a cui prestare attenzione nel vasto panorama musicale italiano.
Protagonista di questo appuntamento è Cecilia Miradoli, voce del progetto PINHDAR, ideatrice e organizzatrice del A Night Like This Festival. Entrambi progetti realizzati con il suo compagno d’avventura musicale Max Tarenzi.
Io e Cecilia ci siamo conosciute attraverso il gruppo Facebook ufficiale di #socialgnock , la comunità virtuale dove le professioniste del digitale (e non solo) si scambiano consigli e sostegno. Ci siamo ‘incontrate’ virtualmente per parlare dei nostri festival. Ero in piena organizzazione dell’ottava edizione de La Musica può fare.
Una lunga chiacchierata telefonica ci porta oggi a quest’intervista dopo l’ascolto del primo disco omonimo dei PINHDAR. Un disco che mi ha avvolto e trasportato in un’altra dimensione. Colori musicali del Nord Europa, immersa tra art rock, new wave e elettronica.
Lascio la parola a Cecilia.
Com’è entrata la musica nella tua vita? Come e quando hai conosciuto Max Tarenzi?
Da che ho ricordi la musica ha sempre avuto un ruolo centrale nella mia vita. Ho studiato pianoforte, chitarra e ho fatto danza per anni.
La vera svolta è stata da ragazzina quando cantando con un gruppo di amici in un locale sui Navigli sono stata notata da un critico musicale che mi ha presentato a Giorgio Gaslini il noto pianista jazz. Con Gaslini ho collaborato per 5 anni anche studiando canto. La mia strada però nonostante sia stato molto importante, non è mai stata il jazz perché il mio gusto personale andava in tutt’altra direzione.
Ho conosciuto Max durante un concerto. Mi ha fatto ascoltare dei provini di brani suoi e non c’è voluto molto per capire cosa dovevamo fare. Abbiamo fondato i Nomoredolls.
Nomoredolls è il nome del progetto che vi ha visto nascere. Come si arriva dai Nomoredolls al PINHDAR?
I Nomoredolls sono stati un gruppo rock che ha pubblicato 3 dischi e ha suonato moltissimo per anni, soprattutto in USA e UK nell’era di mySpace pre-social, quando l’esperienza ( 8 anni e molti tour) si è conclusa Max ed io che eravamo comunque il cuore della band abbiamo continuato a scrivere musica.Ci siamo solo dovuti prendere una pausa soprattutto dai live, almeno dai nostri perché in realtà musica ne abbiamo respirata tanta, facendo suonare ad a Night Like This Festival centinaia di gruppi da tutto li mondo in questi ultimi sei anni, cioè i nostro modo di rinnovarci e maturare è stato organizzare un festival che desse spazio a tutte le novità per noi più interessanti della musica indipendente italiana, affiancandole ad artisti internazionali noti.
Lo scorso anno il festival si è dovuto fermare ed è stato quindi inevitabile che si aprisse un nuovo capitolo, più maturo e che facesse tesoro anche di quanto imparato da tutto quella musica che abbiamo, cercato a volte scoperto e contribuito a lanciare dai palchi del festival. Così sono nati i PINHDAR.
Il nuovo disco ‘PINHDAR’. Me lo racconti traccia per traccia. Quali emozioni, storie, si celano dietro ogni brano.
Grazie intanto della domanda. Il disco parla di eccessi, sia in positivo che in negativo ( eccesso di empatia e la sua mancanza, eccesso di amore e il suo contrario ecc.).
Si apre con Toy che è in nostro singolo supportato da un video.Si tratta di una storia di stalking e nel video il concetto si amplia ad altre forme di violenza psicologica e mancanza di empatia.E’ forse il brano che sintetizza meglio la nostra musica che è un mix di rock primi ’80 e trip hop dai colori piuttosto scuri. ( video ufficiale Toy -PINHDAR )
Awfull heart è ancora una volta il lato oscuro dell’amore , quello che può farti sentire il cuore brutto, che tira fuori le cose peggiori ed a cui ovviamente ci si ribella, il sound è rock con forti accenti trip-hop.
Breaking è forse il brano dalla struttura più visionaria e inaspettata, ruvido e straziante come una persona appunto distrutta.
Amy è la storia della vecchina che dà da mangiare ai piccioni, noi la guardiamo con pena ma lei ha un passato e lo rincorre seguendone le tracce immaginarie negli odori e nei colori che solo lei può vedere convinta che il suo amore tornerà , lo aspetta in questo suo mondo parallelo.E’ decisamente un brano rock elettronico quasi punk, con accenni alla “chanson” francese.
Speak in a corner è un esempio di come si può stare vicino a una persona , aspettandola e amandola, tenendosi al suo fianco in punta di piedi, raccontandosi in un bisbiglio in un battito di ciglia.Paradossalmente il testo è “chiaro” ma la musica per nulla.
Overloved come si può intuire dal titolo, vuol dire essere super amati lasciamo a chi ascolta decidere se è una cosa positiva o no.
A cosmic tune è il brano dolcissimo che chiude il disco e rappresenta un po’ la nostra filosofia di ricerca di una nota cosmica : “we rumble to the stars”.
Il disco vede lo zampino per il mix di Chris Brown e per il mastering di Dan Coutant. Dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti. Com’è stato collaborare con loro?
E’ stato facile perché sono due professionisti bravissimi che sanno esattamente come intervenire. A Chris sono stati consegnati dei rough mix il più vicino possibile al risultato finale che volevamo ottenere, avendo speso molto tempo nel registrare. Max nel produrre ma Chris è stato eccezionale nel dare quel next step che mancava.
A Night Like This Festival è la vostra creatura più riuscita che quest’anno è tornato sotto un’altra veste.
Quali sono state le maggiori difficoltà che avete incontrato in questi anni? Com’è cambiato il mondo dei festival in Italia?
Organizzare un festival è complesso e gli aspetti da tenere in considerazione sono tanti. In Italia forse si aggiungono burocrazia e problemi legati alla gestione della sicurezza che rendono il tutto ancora più complicato.
Noi abbiamo sempre collaborato con l’amministrazione locale (il Comune di Chiaverano) ma a livello regionale non abbiamo ricevuto nessun aiuto. In 7 anni di Festival e adempiendo a tutte le richieste che sono diventate sempre più onerose ad esempio sulla sicurezza, è diventato un evento molto importante ma anche molto difficile da far crescere senza aiuti. Abbiamo dovuto metterlo in pausa per un’edizione e quest’anno ne abbiamo proposto una versione ridotta con un format veramente magico : il Lake me up. Acustici ( e non solo) sulla piattaforma del magnifico Lago Sirio dal tramonto alla notte ( con luna piena ).
Il mondo dei festival, parlo di quelli indipendenti come il nostro, sta soffrendo un po’ in Italia. Ce sono alcuni che hanno dovuto mollare per mancanza di fondi, gli sponsor sono sempre meno e i finanziamenti pubblici arrivano spesso agli stessi o a quelli che ne hanno meno bisogno. Inoltre, salvo rare eccezioni, la proposta musicale è sempre la stessa, i nomi in cartellone pure. Si fa fatica, a differenza di quanto avviene all’estero, a trovare novità. Noi ci abbiamo sempre provato negli anni ma è dura perché va a discapito del fare “cassa” sebbene sia un piccolo vanto aver puntato sulla direzione artistica di qualità.
In chiusura una domanda particolare. Improvvisamente ti ritrovi ad essere nominato a Ministro della Cultura. Quali sono i primi provvedimenti in ambito musicale che prenderesti e perché?
É una domanda molto seria e troppo grande per le nostre competenze. Sarebbe utile facilitare la collaborazione tra eventi italiani e esteri magari creando una rete di festival europei che possano accedere a fondi europei e ai medesimi sponsor.
Agevolare gli eventi e le associazioni che operano in modo green ed ecosostenibile o che hanno finalità sociali oltre che culturali e istituire una sorta di sportello informativo “chiavi in mano” per chi intende organizzare un evento, dove si possano presentare domande, permessi, siae , sicurezza ecc. non so se sia fattibile ma sarebbe un bell’ aiuto.
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