Non è un Lavoro per Donne: intervista a Francesca Dragoni voce e chitarra del progetto Petramante in occasione dell’uscita del disco “Ortica”.
Petramante è un progetto cantautorale che esordisce musicalmente nel 2009 con l’album “É per mangiarti meglio”. Inizialmente definito come canzone d’autore, il gruppo rivela anche una vena più feroce in un perfetto bilanciamento tra leggerezza e complessità.
Dopo il tour del primo disco, che ha toccato oltre l’Italia anche Germania, Austria e Sudamerica, Petramante pubblica nel 2013 il secondo album dal titolo “Ciò che a voi sembra osceno a me pare cielo”, sotto la guida e la produzione artistica di Paolo Benvegnù. Con il secondo album il gruppo parte per un intenso tour in giro per l’Italia tra festival e locali ed elabora una serie di video autoprodotti che hanno l’intento di completare visivamente l’estetica del disco.
“Ortica” è il terzo disco dei Petramante uscito lo scorso 29 settembre per Bassa Fedeltà. Le undici canzoni sono intervallate da quattro brani strumentali che il compositore Arturo Annecchino ha donato all’album e che ne scandiscono il ritmo tematico. Tra ospiti di rilievo dell’album Nada, voce ne “Il male necessario” e Pino Strabioli che recita in “Deandré”. Ospite, come autore, il cantautore Gianmarco Fusari, parigino d’adozione, che firma “Ahimé” un brano scritto appositamente per i Petramante.
L’uscita del disco è stata l’occasione per conoscere più da vicino Francesca Dragoni, voce e chitarra della band.
Come e quando hai incontrato la musica per la prima volta?
Francesca Dragoni: “I primi ricordi: mia madre che tiene un quaderno disegnato da lei con le canzoni che canta a noi bambine, mio padre che canta in auto e io che cerco di duettare con lui, il giradischi in salotto, qualche lezione di piano e una chitarra che entra a casa come regalo per mia sorella”.
Il progetto Petramante come è nato? Sono trascorsi 14 anni di album, concerti in tutta Europa, esperienze quali sono quelle che non dimenticherai mai e porti nel cuore?
Francesca Dragoni:” I Petramante nascono come gruppo provvisorio: dovevo andare alle selezioni per Arezzo Wave con le mie canzoni e non avevo una band ma in realtà siamo stati gruppo da subito. La sera stessa abbiamo capito che volevamo continuare, il tempo di presentarci gli uni con gli altri e avevamo già un nome.
I momenti che ricordo di più sono stati quelli in cui gli ostacoli sono sembrati più alti”.
“Ortica” esce dieci anni dopo il vostro ultimo album. C’è un filo conduttore con i lavori precedenti?
Francesca Dragoni: “A me pare che ogni disco sia un mondo a sé, anche perché il ritmo di pubblicazione è così poco serrato che evidenzia per forza di cose una metamorfosi. E nonostante lo sguardo sul mondo che raccontiamo sia sempre lo stesso, chi ha ascoltato l’ultimo lavoro ci conferma che c’è stato un cambiamento rispetto ai lavori precedenti”.
Come è nata l’idea di intervallare le undici canzoni con quattro brani strumentali?
Francesca Dragoni: “Nella prima fase di scrittura del disco abbiamo chiesto ad Arturo Annecchino di comporre qualcosa per noi. Le tracce che ci ha donato sembravano degli haiku, avevano un senso compiuto da sole e invece di inserirle nelle canzoni abbiamo deciso di usarle come fossero porte, che accompagnano da una stanza all’altra del disco“.
C’è un filo conduttore che lega le canzoni di “Ortica”? Come è stato condividere il brano “Il male necessario” con Nada?
Francesca Dragoni: “Se dovessimo trovare una chiave di lettura potrebbe essere quella della maturità, del disincanto eppure potremmo sembrare poco ancorati al reale.
L’esperienza con Nada è stata incredibile, lei è enorme. L’abbiamo desiderata tanto, ci sentiamo fortunati e benedetti perché non sempre i sogni si avverano”.
Da donna, d’artista in questi anni ci sono stati episodi che ti hanno ferita umanamente e professionalmente? Se sì come hai reagito?
Francesca Dragoni: “Non ho episodi traumatici particolari, solo piccoli aneddoti. La mia sensazione è più quella della goccia di veleno quotidiana, alla quale ti assuefai e finisci per pensare che quella volta lì non sei stata abbastanza brava e la volta dopo non eri abbastanza competente mentre magari sei solo stata banalmente trattata come qualsiasi “femmina” in un ambiente prevalentemente maschile”.
In tema di diritti per le professioniste del mondo musicale (cantautrici, autrici, musiciste, addette ai lavori, ecc.) secondo te, quali sono le battaglie da dover portare avanti nei prossimi anni?
Francesca Dragoni: “Le battaglie sulla questione femminile le sposo tutte. Credo nelle quote rosa, ma sogno un mondo senza rassegne femminili. É un tema così complesso con lotte legate alle diverse sensibilità ma o si vince tutte o si perde tutte. Il cambiamento però non può essere di settore e deve passare attraverso un’evoluzione culturale e pedagogica radicale”.