Ross Music Box: intervista al cantautore DILIS che torna dopo dieci anni di assenza con il disco “Infinite forme di salvezza” per Disordine Dischi.
DILIS, pseudonimo di Pietro Di Lietro, classe 1983, è un cantautore e polistrumentista di Castellammare di Stabia in provincia di Napoli. Muove i suoi primi passi nella band “La condizione Danzante” incidendo un primo ep “Monaco Addio”.
Dopo questa esperienza decide di continuare la carriera in solo usando lo pseudonimo di Dilis. Incide per la Seahorse recordings il primo disco “Nulla da Capire” (2011) ed a 3 anni di distanza per la Bulbarts l’ep “L’alba Negata” (2014). Entrambe le uscite ottengono i favori della critica e numerose date in giro per l’Italia.
Nello stesso anno partecipa al tributo agli Scisma promosso dalla webzine Mag Music “Simmetrie – un omaggio agli Scisma” con “L’equilibrio”. Ne segue un lungo periodo di pausa lontano dai palchi e dalle pubblicazioni ma non dalla musica: nel 2014 diventa direttore artistico del “Ferro3.0” a Scafati (SA) ruolo ricoperto fino al 2019. Dopo una pausa in studio durata dieci anni torna con un nuovo album “Infinite forme di Salvezza” edito da Disordine Dischi uscito lo scorso aprile.
“Infinite forme di salvezza” gode della produzione artistica di Bruno Piscicelli (Brian Noize), il quale ha confezionato il giusto vestito sonoro alle bozze di brani inizialmente concepiti in solo in Piano/Acustica e voce. Agli arrangiamenti elettronici iniziali poi si sono aggiunti Ilaria Scarico al basso, Gianluca Timoteo alla batteria, Dario Patti al Violino, e Michele de Finis alla chitarra elettrica. Si tratta quindi di un lavoro corale, in cui ognuno alla fine ha contribuito con le sue idee alla stesura finale dei sette brani che lo compongono.
Un disco molto intimo e personale questo nuovo lavoro di DILIS, una dimensione musicale che ti accoglie e riscalda il cuore ascolto dopo ascolto. Ho scambiato quattro chiacchiere con lui per farmi raccontare un po’ di cose di questi dieci anni.
Come e quando hai incontrato la Musica per la prima volta?
DILIS: “Da bambino i miei genitori avevano una bella collezione di dischi, passavo le giornate davanti all’impianto hi-fi.
Eravamo alla fine degli anni 80 , quindi nel pieno boom del compact disk, ricordo che passavo le ore ad ascoltare gli album di Micheal Jackson, George Michel, Duran Duran e Spandau Ballet, credo che in qualche modo abbiano influito poi negli ascolti futuri. Sono sempre stato esterofilo nella ricerca artistica, mi sono avvicinato in età adulta a tutto il cantautorato italiano”.
Sono stati anni duri per te, la depressione ha bussato alla tua porta. La Musica è stato uno dei fattori che ti aiutato in questo periodo?
DILIS: “Gli ultimi due anni sono stati davvero difficili, dopo l’operazione per il tumore ero caduto in una forte depressione, nonostante fisicamente fosse tutto risolto, mentalmente qualcosa aveva ceduto.
Questi eventi ti fanno toccare con mano tutti i tuoi limiti, scrivere le canzoni è stato quasi un gesto istintivo di protezione nei confronti di me stesso, quando poi mi sono reso conto di avere un disco per le mani non ci ho pensato due volte”.
“Infinite forme di salvezza”, quale messaggio vuole trasmettere a chi lo ascolta?
DILIS: “In “Infinite forme di salvezza” prendo spunto da una storia d’amore, seguendone tutte le evoluzioni, per parlare di noi stessi, di quello che ci circonda, è stata la mia forma di salvezza. Parlando però anche con altre persone mi sono reso conto degli infiniti modi in cui ci si può salvare, non è facile, ci vuole perseveranza e persone vicino che ti aiutano, bisogna avere il coraggio di lasciare andare , che sia una persona , noi stessi o un posto e ricostruire“.
La produzione artistica è di Bruno Piscicelli (Brianoize), come vi siete conosciuti?
DILIS: “Con Bruno ci siamo conosciuti tantissimi anni fa, avevo uno dei miei primi concerti in solo, lui venne per ascoltare un altro artista e rimase colpito dalle mie canzoni, da quel momento siamo diventati amici e ci siamo sempre sentiti durante questi anni.
Gli scrissi che avevo in mente di fare qualcosa di nuovo, totalmente diverso da quello che facevo, avevo il desiderio di cambiare tutto, nome, stile ecc. ma quando gli feci ascoltare i primi provini, mi convinse a tornare sui miei passi, che probabilmente stavo solo scappando da me stesso, ed aveva ragione, così gli proposi di collaborare nella produzione del nuovo disco”.
Nella tua vita artistica hai ricoperto il ruolo di direttore artistico. Quali sono state le più grandi soddisfazioni ottenute ricoprendo questo ruolo?
DILIS: “Per quasi dieci anni ho curato la direzione artistica del Ferro3.0 a Scafati (SA) , sono passati tanti nomi illustri della scena underground italiana , da Benvegnù a Maria Antonietta, Federico Fiumani, Giorgio Canali, Colapesce, Giovanni Truppi, Colombre e tantissimi altri che ora con mio grandissimo piacere sono diventati anche mainstream.
Una delle nostre soddisfazioni forse è proprio pensare che in una piccola parte abbiamo contribuito ad aiutare gli artisti ad emergere, dal mio punto di vista invece la soddisfazione maggiore era quella di aver creato un luogo dove le persone a prescindere dall’evento sapevano di trovare qualcosa di bello e soprattutto dove si rispettava l’artista e l’esibizione“.
Improvvisamente ti ritrovi a essere nominato Ministro della Cultura. Quali sono i primi provvedimenti in ambito musicale che prenderesti?
DILIS: “Avendo avuto la possibilità di trovarmi da entrambi i lati, ho una visione più ampia dei vari problemi. Sicuramente si dovrebbe trovare un modo per agevolare l’organizzazione dei concerti nei piccoli club/associazioni, spesso le spese per la Siae sono spropositate ed ingiustificate se poi non vanno agli stessi artisti, su questo credo sia decennale la diatriba.
Per gli artisti/musicisti invece occorre trovare una formula contrattuale che li tuteli, abbiamo visto con la pandemia tutti i problemi legati ai contratti precari, in Italia siamo ancora parecchi anni indietro nel considerare la Musica un lavoro vero e proprio a meno che non si arrivi ad alti livelli”.