Ross Music Box: intervista a Diplomatico e il Collettivo Ninco Nanco in occasione dell’uscita del nuovo disco ‘Il Pianto delle Sirene’ per La Colletta Dischi.
Fondato nel 2018 a Venezia in una casa di fuori sede, Diplomatico e il Collettivo Ninco Nanco scrive, compone e produce i propri brani. Il Collettivo musica i testi di Francesco Scatigna, il Diplomatico, cantautore di origine tarantina, la cui musica è influenzata da sonorità provenienti dal Sud Italia, dal funk e, più in generale, dalla musica world. Il Collettivo Ninco Nanco invece è formato oggi da Luca De Toni, Michele Tedesco e Giovanni Favaro.
Due dischi all’attivo, ‘Ho visto il mondo’ (2019) e ‘Troppe Parole’ (2022). Diplomatico e il Collettivo Ninco Nanco ha condiviso il palco con artisti come Max Gazzè, Willie Peyote, 99 Posse, España Circo Este e molti altri.
Ho scambiato quattro chiacchiere con il Diplomatico in occasione dell’uscita, lo scorso 28 febbraio, del nuovo disco ‘Il Pianto delle Sirene’ per La Colletta Dischi. Il Collettico Ninco Nanco invece è formato oggi da Luca De Toni, Michele Tedesco e Giovanni Favaro.
Diplomatico mi racconti un po’ pregi e ‘difetti’ dei tuoi compagni d’avventura?
Diplomatico: “Nel corso di questi sette anni, i miei compagni di avventura sono stati molti. Diversi professionisti si sono uniti al collettivo Ninco Nanco ed è grazie a loro che il nostro sound continua a evolversi. Piuttosto che parlare di pregi e difetti, mi piace concentrarmi su una loro caratteristica fondamentale: la spontaneità.
Sul palco, con loro, non ci sono regole rigide né vincoli. L’unica legge è seguire il proprio istinto musicale, ed è proprio per questo che ogni esibizione diventa unica e irripetibile. Sono imprevedibili, senza dubbio.
Una volta, durante un concerto, uno di loro ha deciso di scendere dal palco, approfittando del fatto che la canzone in quel momento non prevedesse il suo strumento. Tra le altre cose, è andato in bagno come se nulla fosse, senza preoccuparsi della lunga fila che c’era. Quel giorno, il brano durò circa 15 minuti, giusto il tempo necessario per garantirgli una comoda pipì!”

Come è nato il vostro progetto?
Diplomatico: “Nel 2014 arrivo a Venezia dalla provincia di Taranto, spinto dal desiderio di proseguire i miei studi. In una casa di fuorisede, inizia il mio incontro con i primi musicisti, che sarebbero poi diventati i fondatori del gruppo. Un giorno, mentre ci trovavamo in un bar, decisi di condividere con loro alcuni testi che avevo scritto. In pochi minuti, quei semplici appunti si trasformarono in musica, dando vita a una nuova alchimia creativa. Quella spontaneità avrebbe poi preso forma nelle tracce del nostro primo EP, segnando l’inizio di un percorso musicale che, da quel momento, non avrebbe più smesso di evolversi”.
C’è un filo rosso che unisce i vostri tre lavori discografici?
Diplomatico: “L’unico elemento che unisce i nostri tre album è la volontà di rimanere autentici, di non tradire mai noi stessi. Per essere del tutto trasparenti, non siamo minimamente interessati a rincorrere le mode musicali del momento né a scrivere testi pensati per il mercato. La nostra musica nasce dalla verità di ciò che siamo, senza compromessi. Ed è proprio questa sincerità, questa fedeltà alla nostra essenza, a costituire il vero filo conduttore di ogni nostro progetto”.
Sulla copertina del nuovo disco ‘Il Pianto delle Sirene’ c’è Eva Pevarello, come vi siete conosciuti?
Diplomatico: “Nulla di particolare in realtà. Il nostro batterista, Michele Tedesco, conosce e stima Valentina De Santis autrice della foto che ritrae Eva Pevarello. La foto ci pareva molto in linea con il titolo e il mood del disco”.

Quali storie ed emozioni sono finite dentro a questo nuovo disco?
Diplomatico: “Nel nostro ultimo album, ‘Il Pianto delle Sirene’, si intrecciano storie personali e storie di persone straordinarie che, attraverso le loro esperienze, hanno segnato profondamente la nostra musica. Le canzoni raccontano della sofferenza e della resilienza umana, affrontando temi come la perdita, la lotta per la giustizia e la ricerca di un’identità.
Ci sono momenti intimi, come la riflessione sulla perdita di una persona cara, un vuoto che porto dentro e che si trasforma in ricordi che mi tengo stretti, come un’ancora di salvezza. Accanto a queste esperienze più private però ci sono anche storie di coraggio e resistenza.
La vicenda di Maysoon Majidi, una rifugiata politica curdo-iraniana, è uno dei temi principali dell’album. Maysoon, arrestata ingiustamente con l’accusa di traffico di esseri umani, ha trascorso dieci mesi nelle carceri italiane, affrontando la sua detenzione con una lotta feroce: gli scioperi della fame, unica forma di protesta a sua disposizione, sono diventati il suo modo per gridare al mondo la sua ingiusta condanna.
Accanto a queste storie di lotta e resistenza, raccontiamo anche quella di Corine Sombrun, una giornalista che, durante un reportage in Mongolia sullo sciamanesimo, si è trovata coinvolta in eventi straordinari che l’hanno trasformata nell’unica sciamana occidentale riconosciuta, studiata successivamente anche dalla psichiatria moderna per le sue capacità fuori dall’ordinario.
Ne ‘Il Pianto delle Sirene’ non parliamo solo di storie individuali ma di temi universali: difficoltà psicologiche, tossicodipendenza, migrazione e discriminazione. Ogni traccia esplora la lotta contro le convenzioni, il rifiuto di alcune regole imposte dalla società. L’album diventa così una sorta di manifesto di resistenza, un grido contro l’ingiustizia e l’oppressione, ma anche una riflessione profonda sulla condizione umana e sul potere di rialzarsi, anche nelle circostanze più difficili”.
L’episodio che più assurdo che vi è capitato in tour?
Diplomatico: “Era una di quelle serate in cui il Salento ci aveva regalato la sua magia. Finito il concerto in un paesino da sogno, con la gente che ancora ballava, eravamo pronti a partire. Ovviamente, come sempre, abbiamo fatto il nostro rituale: sistemare gli strumenti nel furgone. E quando dico “sistemare”, intendo che il furgone, in quel periodo di tour, somigliava più a una casa in disordine che a un mezzo di trasporto, invaso da pile di vestiti, bottiglie vuote e ogni tipo di cianfrusaglia immaginabile.
Io, con il mio solito tono da fratello maggiore (quello che non manca mai), il mio consueto ordine: ‘Raga, ok? Possiamo andare?”. E ovviamente, tutti, con un entusiasmo da fine concerto e pieni di adrenalina, mi rispondono con un “Sì, dai, partiamo!’. Eravamo carichi, pronti a fare il nostro viaggio verso la prossima destinazione.
E lì, nel bel mezzo della notte pugliese, il destino ha deciso di regalarci una piccola disavventura. Senza nemmeno pensarci, ci siamo messi a improvvisare una jam session di pizzica salentina, con cori improvvisati e tamburelli che suonavano come se non ci fosse un domani. Ma, attenzione, nessuno di noi aveva notato che il portellone del furgone era completamente aperto. E così, dopo due chilometri di strade buie come la pece, ci siamo accorti che gli strumenti stavano cadendo fuori, liberi e felici, senza che ce ne rendessimo conto!
A quel punto, ci siamo fermati, e come sei detective in un film, ci siamo messi a cercare nel buio, recuperando gli strumenti uno a uno. Roba da film! Alla fine, dopo una caccia al tesoro improvvisata, ce l’abbiamo fatta: gli strumenti erano tutti al loro posto, ma la risata, quella, è durata parecchio più a lungo! Ecco, questo è il nostro modo di fare tour: musica, caos e tante cose che non possiamo rendere pubbliche”.
Quali sono i prossimi appuntamenti live?
Diplomatico: “Presto condivideremo il calendario ufficiale del nostro nuovo tour 2025. Posso già anticipare che sarà un viaggio che abbraccia l’intera penisola, da nord a sud, come piace a noi. Un tour che toccherà molte regioni, portando la nostra musica ovunque, da Trento a Catania, con l’obiettivo di raggiungere ogni angolo d’Italia e di far vivere la nostra energia a più persone possibili. Non vediamo l’ora di condividere con voi tutte le tappe e vivere insieme a voi questa nuova avventura musicale!”
Improvvisamente ti ritrovi a essere nominato ‘Ministro della Cultura’. Quali sono i primi provvedimenti in ambito musicale che prenderesti?
Diplomatico: “Se diventassi Ministro della Cultura durante questo governo, oltre a vergognarmi di buona parte dei colleghi ministri, in ambito musicale cercherei di incentivare la musica dal vivo in modo capillare, dando finalmente spazio e possibilità di espressione ad artisti indipendenti. Vediamo sempre i soliti artisti, le stesse facce che ormai hanno conti milionari, quando invece esiste, in tutti i campi artistici, tanta gente capace che non riesce a far sentire la propria voce perché è schiacciata da un sistema che non lascia spazio a chi non è appoggiato da major.
Gli artisti, e questo mi preme molto dirlo, in Italia non vengono considerati come dei lavoratori professionisti. In campo musicale sembra che sia un hobby cantare, suonare… questo è un punto su cui mi batterei, per dare dignità a questo lavoro”.