Nuovo appuntamento con la rubrica Ross Music Box. Uno spazio virtuale dedicato ai piccoli e grandi progetti musicali a cui prestare attenzione nel vasto panorama musicale italiano.
Protagonista di questo appuntamento è Chiara Figus in arte Chiara Effe. Lo scorso 5 ottobre sono stata tra i membri della giuria del Premio dei Premi 2019 che l’ha vista vincere con la delicata interpretazione di un suo brano (‘Un pranzo da Re’) e un omaggio avvolgente a Lucio Dalla regalandoci una versione molto emozionante di ‘Cara’. Premio che ha visto un podio tutto al femminile con Francesca Incudine (già vincitrice del D’Aponte 2018) al secondo posto e Micaela Tempesta (già vincitrice del Bindi 2019).
Vincitrice del Premio Fabrizio De Andrè 2018, del Premio Mario Panseri e del Premio dei Premi 2019. Un bel palmares per la cantautrice cagliaritana classe 1984 che si sta dedicando alla registrazione del suo nuovo album a Torino. Tre lauree all’attivo (Lettere Moderne e Filosofia, Etnomusicologia e Canto Jazz al Conservatorio), un talento naturale e genuino cresciuto in un ambiente familiare dove l’arte è il pane quotidiano. Il primo disco è del 2015 e s’intitola ‘Via Aquilone’.
Ho scambiato due chiacchiera con Chiara per farmi raccontare quest’anno ricco di soddisfazioni, quello che è accaduto, sta accadendo e che accadrà nella sua carriera professionale.
Quali sono state le emozioni che hai provato sui diversi palchi che ti hanno vista protagonista e vincitrice nell’ultimo anno?
Il De Andrè è stato senza dubbio il più difficile emotivamente perché si trattava del concorso che porta il nome del mio cantautore preferito. L’ho sempre ho suonato, amato e predicato come fosse una specie di figura presente dalle prime note imparate sulla chitarra.
I premi in generale sono fantastici vissuti con le persone giuste. Sono stata particolarmente fortunata nel conoscere tanti musicisti poi diventati amici.
Sei sempre stata circondata dall’arte tra musicisti e attori. Com’è stata la tua infanzia? Quali sono stati i tuoi riferimenti musicali?
Senza dubbio i primi riferimenti musicali sono stati mamma e papà. Strimpellatori professionisti e bravissimi per far percepire e insegnare la musica come valore aggiunto, come scelta, come modo di essere e di rapportarsi al mondo e non come sfida o mezzo per il raggiungimento di qualcosa.
Sono entrata in contatto da subito con le canzoni e i cantautori italiani e non solo. La musica internazionale anche era molto presente. Ci mettevamo a stampare i testi delle canzoni, per poi cercare “a orecchio” gli accordi.
Quanto sono stati importanti i diversi percorsi di studio che hai portato a termine per il tuo modo di scrivere e vivere la musica?
Tutti e tre importantissimi. La laurea in lettere per prendere consapevolezza con i testi, con la forma e con la sintassi.
La laurea in etnomusicologia per l’approccio curioso che punta all’osservazione dei dettagli, delle piccole sfumature, fotografate da prospettive differenti.
Il canto jazz per prendere consapevolezza piena della teoria musicale, per imparare a trovare mille possibilità armoniche e melodiche nella creazione e per mettere ordine al flusso creativo.
Da Cagliari a Torino per registrare il tuo nuovo disco. Quanto della Sardegna ti porti dentro?
Tutto. Il mio accento marcato. Gli sfondi mediterranei delle mie canzoni, a volte impliciti e altre meno. Il timbro della voce. La pelle stessa conserva mare e terra, come fossero papà e mamma.
Sei impegnata in un tour speciale: concerti a domicilio. Che pubblico ti sei trovata davanti?
Sono felice delle scelte che ho fatto nel portare avanti questo tour da salotto. Ogni volta non so chi mi troverò davanti, che cosa verrà offerto da bere e mangiare, come reagirà il pubblico e quanta gente ci sarà. Ogni volta è diverso.
Case gigantesche, altre piccole, a volte giardini, terrazze, balconi e camere da letto. Suonare, chiacchierare, raccontare, ascoltare e conoscere un pezzo di storia delle persone presenti, alcune delle quali, dopo qualche anno, sono rimaste vicine non solo alla mia musica, ma proprio a me.
Per ora sono assorbita dalla registrazione del nuovo lavoro, di conseguenza, rispetto agli anni passati, non saranno troppi gli spostamenti per i live. Anche per questo ho prediletto le case.
In chiusura una domanda particolare. Improvvisamente ti ritrovi ad essere nominata Ministro della Cultura. Quali sono i primi provvedimenti in ambito musicale che prenderesti e perché?
Wow, che domanda! Innanzitutto riconoscerei degnamente il mestiere del musicista. Cercherei dei modi per tutelare la musica. Penserei a quanti lavori possono essere proposti alle figure musicali, in qualunque settore, in qualunque spazio, a partire dalle strade.
Sarebbe bello creare opportunità per i più piccoli, per chi cerca di proporsi, perché è faticoso, perché ci sono tanti aspetti, legati alla musica, che spesso contano più della musica stessa.
Mi circonderei di figure valide, in grado di consigliare tutte le soluzioni possibili e costruttive che tengano conto di diritti e doveri del musicista.
Foto in Anteprima articolo: Chiara Effe di Giorgio Bulgarelli
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