Ross Music Box: intervista al collettivo ÈRÍN. “Alternative positive” è il loro nuovo lavoro discografico uscito per IRMA Records.
Una bella chiacchierata intensa con il collettivo ÈRÍN per iniziare questo autunno 2024 in musica con la mia rubrica Ross Music Box.
Come è nato il collettivo ÈRÍN?
ÈRÍN: “Gli ÈRÍN sono nati a Bologna a Marzo 2022 da un’idea/progetto di Gionata Lazzari, che sentiva da tempo come musicista il desiderio di costruire un collettivo di musicisti e artisti interessati e appassionati al genere afrobeat. Al progetto aderiscono da subito il chitarrista Valentino Pirino e il tastierista Andrea Lazzari; insieme i tre collaborano alla composizione dei brani della nascente band.
Alla formazione si aggiungono Filippo Cassani (sax baritono) Federico Magazzeni (bassista) e Marcello Pala (batterista/percussionista); con questo primo gruppo di musicisti si definiscono e si chiudono gli arrangiamenti di sette brani. Un vero lavoro di gruppo con una intesa perfetta.
Da questa formazione nasce l’EP “Same Blood”, autoprodotto; alla voce l’artista e cantante nigeriano Devon Miles. È il compimento del primo step del progetto. Gli “ÈRÍN afrofunk” (nome antecedente al successivo “ÈRÍN Collective”) si sperimentano quindi con Devon Miles alla voce nei primi concerti live; si struttura il forte legame tra i musicisti. Si decide in questo momento di forte energia e motivazione l’ampliamento della formazione.
Con l’inserimento di Giuseppe Sardina, batterista non solo jazz, aperto a diversi stili musicali e il virtuoso chitarrista Francesco Antico che si accosta come solista alla chitarra ritmica di Valentino Pirino, si completa il nuovo ensemble, costituito da otto musicisti. Gli Erin sono pronti per entrare a lavorare in studio.
Nelle registrazioni di “Alternative Positive” abbiamo chiamato a far parte delle session come ospite anche il percussionista dei Nadt Orchestra Yado Aiden Uzun e l’artista marocchino Reda Zine, conosciuto da tutti i componenti del gruppo. Con la registrazione del LP “Alternative Positive” presso lo Spectrum studio di Bologna, si decide di comune accordo insieme all’etichetta discografica Irma Records di togliere “afrofunk” e di accostare ad ÈRÍN il termine “Collective”.
“Alternative Positive” è il vostro primo Lp. Quali emozioni, esperienze ci sono finite dentro?
ÈRÍN: “La mescolanza e la contaminazione sono senza dubbio ricorrenti nel nostro lavoro, sono valori in cui ci riconosciamo a livello umano, culturale e musicale e gli ERIN collective nascono proprio così in un certo senso: siamo un collettivo di musicisti estremamente eterogeneo, con radici, età, percorsi, esperienze e influenze differenti, ma accomunati da conoscenze, passioni e valori comuni, sul piano musicale e non solo.
Senz’altro uno di questi denominatori comuni è l’Africa, come culla della maggior parte della musica che da sempre ognuno di noi studia e suona, dall’afrobeat al funky, dal jazz al soul, ma anche come simbolo di problematiche e lotte sociali tutt’ora estremamente attuali.
A coronare tutto ciò abbiamo anche collaborato con Linda Cinnella, autrice dei dipinti utilizzati per la copertina del disco e con Marco Garcia, che ha lavorato alla maschera del nostro logo; tutti elementi anche questi che ben presentano la mescolanza di colori e tradizioni che abbiamo anche all’interno del collettivo”.
Quali sono i messaggi che volete trasmettere attraverso la vostra musica?
ÈRÍN: “I brani di “Alternative Positive” hanno tutti una valenza di tipo sociale: la musica per gli “ERIN Collective” si schiera contro le disuguaglianze e cerca di abbattere confini e barriere, richiamando tutti a impegnarsi per i diritti, per la pace, per la resistenza al razzismo e alle disuguaglianze di ogni genere.
Tutto questo richiede impegno e scelte da compiere. La nostra musica vuole far ballare, far sorridere; cerca di innalzare lo spirito di ognuno di noi crea legami. ÈRÍN vuol dire in lingua yoruba “sorriso”, “risata” ed è attraverso questo atteggiamento che si può incontrare l’altro e che si possono sconfiggere paure, confini, differenze culturali, odio e guerre. I titoli e il significato dei testi di questo album richiamano questo orizzonte.
“Alternative Positive” racchiude in sé i contenuti dei nostri messaggi: si parla di scelte da fare, di soluzioni e decisioni che si devono prendere durante la nostra vita per andare verso tutto ciò che è positivo e umano. Ad esempio questi brani: Same Blood canta dell’amore che ci mantiene originali, il diverso ma uguale. Kalam Layl sono le parole della notte. La poesia che sfida il buio, di fronte al buio e alla vigliaccheria di chi possiede armi nucleari. Macumba canta il ritmo dello spirito, che ci fa superare ogni limite e che risuona attraverso questa musica, che ti fa ballare, non si interrompe ed è un suono di libertà. Alafia significa in lingua youruba “pace”. La sua musica porta con sé un messaggio di speranza e di solidarietà in un momento in cui tensioni e conflitti ci allontanano invece che avvicinarci. Resistance vuol richiamare all’attenzione che noi tutti dobbiamo avere nel resistere… “Cercano di farci combattere l’uno contro l’altro… Ci fanno vedere i nostri simili come il nemico…Ma io non vado a combatterti, tu sei il mio brother!”
Come è nata la collaborazione con Devon Miles e Reda Zine?
ÈRÍN: “Devon Miles era già stato pensato come voce a inizio progetto, in primis per il suo talento e per la sua voce versatile e adatta allo stile afrobeat, ma anche per un legame artistico e umano, nato dall’incontro tra lui e alcuni componenti del gruppo che lo avevano conosciuto all’interno di un precedente progetto afrofunk. La condivisione musicale sui palchi ed in particolare la forte amicizia instaurata con l’artista nigeriano, si è sposata con le composizioni originali e con l’idea/progetto.
Gionata coinvolge da subito Devon Miles che compone quattro testi meravigliosi su quattro brani già titolati: Same Blood, Resistance, Macumba e Fela Chill (a cui Devon aggiunge “Kpata Kpata” che significa “È fatta”). Devon Miles ha dato in “Alternative Positive” un apporto consistente al nostro lavoro afrobeat con la sua voce unica e i suoi testi che trattano temi per noi fondamentali. Inoltre la sua presenza live è sempre gradita e richiesta. Le parole dei suoi testi cantati in inglese e in lingua yoruba sono state fondamentali per noi, perché cantano quello che tutti insieme viviamo, condividiamo e vogliamo far sentire alla gente e al pubblico come messaggio.
Reda Zine è un artista e cantante marocchino che già conoscevamo e che abbiamo incontrato e scelto per la sua grande esperienza che spazia dalla musica gnawa all’afrobeat. Un musicista di eccezione anche lui, che alcuni di noi avevano conosciuto in altre collaborazioni artistiche. Avevamo un brano che secondo noi a livello melodico ed armonico poteva essere di suo gradimento e adatto ad un suo testo; Reda lo ha ascoltato e se ne è innamorato. La pasta ritmica e la musica gnawa di Zine si è sposata con il nostro approccio afrobeat!
Reda come Devon è in più un caro amico, che condivide con noi i temi e i messaggi sociali e culturali che si trovano dentro la nostra musica e questo per noi è fondamentale nelle collaborazioni con gli ospiti. In “Kalam Layl” (Discorsi notturni) canta in modo unico il suo testo in arabo, che calza a pennello con l’armonia, le melodie e la ritmica.
Il terzo ospite che vogliamo sempre ricordare e ringraziare, insieme a Devon e Reda, è Yado Aiden Uzun: la nostra perla preziosa, che con le sue congas e percussioni ha lavorato con noi da vicino negli arrangiamenti percussivi su quattro brani in studio durante le registrazioni. Una persona e un musicista eccezionale”.
Cosa vi attende in autunno?
ÈRÍN: “L’autunno sarà pieno di novità: abbiamo nuovi brani ai quali stiamo già lavorando e stiamo cercando di organizzarci per esibirci prossimamente anche nel Sud Italia, in Spagna e in Belgio, oltre a programmare un nuovo ingresso in studio di registrazione con il collettivo e i suoi ospiti, non vogliamo svelare troppo al momento, ma i progetti sono tanti!”
Improvvisamente vi ritrovate a essere nominati Ministri della Cultura. Quali sono i primi provvedimenti in ambito musicale che prendereste?
ÈRÍN: “Difficile rispondere. Si affollano subito tanti pensieri, critiche, proposte, confronti con altri Paesi. Una cosa che vediamo da vicino è quanto si stia spostando in questi anni l’attenzione da cultura e spettacolo ad altri settori, il che va a muovere chiaramente anche relativi fondi e investimenti sia pubblici che privati in altre direzioni. Non è un compito facile, si tratta di dinamiche complesse e non siamo seduti a quel tavolo, ma fortunatamente ci sono tante realtà che danno spazio alle forme d’arte più varie, valorizzando i tanti grandi artisti che abbiamo in casa quanto gli ospiti internazionali e che si impegnano nel dar vita a programmazioni il più vario possibile, anche rischiando di rimetterci. Quindi ecco, quello che faremmo sarebbe andare a scovare queste realtà preziose, cercare di valorizzarle e farle crescere“.