Nuovo appuntamento con la rubrica Ross Music Box. Protagonista dell’intervista Forelock di cui è uscito il primo EP “Follow me” lo scorso 6 giugno.
Ross Music Box è uno spazio virtuale dedicato ai piccoli e grandi progetti musicali a cui prestare attenzione nel vasto panorama musicale italiano. Alfredo Puglia, in arte Forelock, classe 1987 è nato a Sassari da una famiglia di musicisti. La musica la vive e la respira fin da subito: sua madre è una pedagogista ed etnomusicologa mentre suo padre è un noto clarinettista e direttore dell’Orchestra Filarmonica della Sardegna ed è proprio quest’ultimo che lo introduce alla musica classica all’età di otto anni.
Forelock si avvicina presto ad altri mondi musicali, accompagnando lo studio del pianoforte al canto lirico, alla musica elettronica e alle percussioni africane. L’amore per la musica a 360° lo porta nel 2008 ad entrare in contatto con la famiglia Arawak, una delle realtà reggae più forti della Sardegna nata nel 2003, che negli ultimi anni ha suonato come riddim band per artisti giamaicani leggendari.
Nel 2013 Forelock entra a pieno titolo nel progetto DubFiles. Nel 2019 dopo l’uscita del disco “To The Foundation”, l’artista sardo svolge una fitta attività live a livello internazionale con un tour in India di 12 date, poi Slovenia, Rototom Sunsplash in Spagna. Sempre nel 2019 Forelock viene invitato da Jovanotti come ospite di due tappe del Jova Beach Party (Olbia, Milano Linate). In occasione della tappa di Olbia, durante il concerto finale, viene chiamato a duettare con Jovanotti e Fiorello. Quest’ultimo lo invita pochi mesi dopo come guest all’interno del programma televisivo “Viva RaiPlay” e dopo una breve intervista si esibisce durante la serata insieme ad artisti come Marracash, Mahmood, Checco Zalone e altri.
Il 6 giugno 2023 esce “Follow me”, il EP da solista di Forelock per l’etichetta La Tempesta Dub. Cinque brani nati prima come provini poi sviluppati (per la parte strumentale) da ULTRANOIZE (Federico Mazzolo, beat maker friulano), sono stati mixati dal guru del Dub italiano: Paolo Baldini. Nell’ep si respira un’atmosfera in cui la contaminazione tra i diversi generi danno vita a un sound nuovo per l’artista sardo.
Come nasce il tuo nome d’arte?
Forelock:”È una cosa molto banale quanto genuina derivata dai miei capelli. Da bambino mi chiamavano ciuffo, criniera, boccolo per via di due fontanelle ai lati della mia testa che fanno sì che i miei capelli vadano verso l’avanti generando questo bananone naturale tipo Elvis davvero ingestibile.
Ho dovuto fare i conti con loro da sempre tenendoli corti, quando i barbieri mi vedevano per la prima volta mi dicevano sempre la stessa cosa: “Ma come fai a pettinarli?”. Poco più grande ho semplicemente tradotto il soprannome in inglese, mi sono rassegnato e non ho mai imparato a pettinarli”.
Dall’esperienza in band a quella da solista. Come e quando hai sentito questa esigenza?
Forelock:” Sono entrato nella band Arawak prima come tastierista e con il tempo sono diventato il frontman. Ho sempre rispettato la natura e le scelte musicali di quel progetto immaginando sempre di rappresentarne una costola soprattutto nel momento della scrittura dei brani. Scrivevo per Arawak e non per me. Questo mi ha dato un sacco di soddisfazioni e mi ha fatto sentire parte di un qualcosa di molto bello. Tu generi e ti nutri dell’affiatamento di quelli che fanno parte di una band.
Sono molto grato a chi ha incrociato la strada nella storia della nostra band in qualsiasi maniera e continueremo (sempre) a collaborare però dal 2020 qualcosa di diverso si è acceso in me probabilmente derivato da tanto tempo passato chiuso e relegato in casa.
Ho scelto di dare ascolto a questo desiderio di sentirmi completamente libero e solo anche dal punto di vista musicale perché ne ho trovato aspetti decisamente positivi che mi hanno fatto godere della musica in un modo più profondo”.
Il tuo EP “Follow me” è ricco di contaminazioni tra generi differenti. Quali sono le esigenze artistiche ed emozioni sono confluite in questo lavoro?
Forelock: “Vengo da un percorso, parlo di prima di Arawak, molto eterogeneo.
Ho studiato pianoforte e musica classica e mi sono poi diplomato in Nuovi Linguaggi Musicali al Conservatorio di Sassari ma durante gli studi ho avuto modo di confrontarmi con tante musiche diverse e ne ho sempre apprezzato le radici. Questo credo mi abbia fatto scoprire che in tutta la
musica c’è un qualcosa che è in grado di colpire chi l’ascolta.
Durante gli ultimi anni, forse un po’ per esigenza di evasione fisica, ho ascoltato tantissima musica e sono stato “schiaffeggiato” da sonorità, melodie e arrangiamenti e a un certo punto mi hanno fatto pensare “perché non posso farlo anche io?”.
Questa domanda credo tenga vivo chiunque scriva o componga musica. Ovviamente per me, lo dirò sempre, questo rimane un disco reggae. La matrice di “Follow Me” è black, il mio cantare richiama sempre stilemi che arrivano dalla Giamaica. Ma dopo tanti anni a cercare un sound vintage ora il mio desiderio è di contestualizzare la mia voce e le mie canzoni dentro gli anni che vivo. Qualche azzardo (o “scommessa”) dal punto di vista sonoro c’è dentro all’EP.
Mi piaceva l’idea di poter esplorare tensioni emotive differenti che ovviamente hanno bisogno di un suono altrettanto diverso ma questo ha fatto sì che anche la scrittura della canzone seguisse un approccio un po’ diverso rispetto a come ho sempre fatto. Io sono molto soddisfatto di questo lavoro, lo ascolto e mi ci sento sguazzare dentro come un bambino. Questo ovviamente mi ha fatto venire voglia di andare avanti e non pentirmi delle mie scelte”.
Come è nata la collaborazione con ULTRANOISE e Paolo Baldini?
Forelock:” Un giorno ero abbastanza saturo dopo tante ore a cercare il synth figo, la ritmica giusta e ho mandato un provino a Federico (Ultranoise, ndr) dicendogli se avesse voglia di fare delle prove sul beat. Lui è stato fondamentale perché abbiamo lavorato con un sistema di feedback bellissimo, a volte anche a distanza di giorni che mi servivano per metabolizzare le cose che mi rimandava indietro. Il dialogo tra me che avevo molto a cuore ciò che stavo facendo e non ero troppo disposto a scendere a compromessi che potessero snaturare i brani, e lui che invece è un esploratore cronico di possibilità è stato molto limpido. Se sono così soddisfatto lo devo anche alla sua pazienza e ovviamente al suo talento da beatmaker.
Tutto questo ha riguardato la stesura delle strumentali e delle pre produzioni, poi il testimone è passato a Baldini. Con Paolo lavoriamo insieme da tanto, sono stato uno dei primi insieme ad Arawak a essere pubblicato per la sua Tempesta Dub. Lui ha sempre creduto tanto nella mia musica e il suo modo di dimostrarlo ha fatto crescere la motivazione in me. Un sacco di cose positive da dire su Paolo che riguardano aspetti diversi ma bisogna anche fare i conti con la cosa più importante: è sicuramente uno dei produttori più forti che ci sono a livello internazionale e mi riferisco sia al mondo da cui provengo che a tutti quelli che ci si sono affacciati. Abbiamo lavorato insieme al mix e soprattutto abbiamo dato tanta attenzione al suono della mia voce sui brani.
Insomma tanti dei bei feedback che sto ricevendo li devo al lavoro di Paolo e Federico quindi non posso che ringraziarli di cuore”.
Sei figlio d’arte: quale è l più grande insegnamento che ti hanno trasferito i tuoi genitori? Cosa consiglieresti a chi vuole fare questo mestiere?
Forelock:”Ciò che credo sia più importante e ho ricevuto dai miei non è stato tanto un insegnamento diretto ma più un trasferimento di attitudine che non si può insegnare. La passione con cui mio padre ha dedicato la sua intera vita alla musica mi ispira. La dedizione totale e la capacità di travolgere un pubblico di un concerto con fiumi emotivi in un momento personale particolarmente difficile della sua vita mi hanno fatto desiderare di essere così forte anche io.
La presenza continua di entrambi i miei genitori ha fatto diventare la musica una costante fondamentale per la mia vita ed è una cosa che auguro a tutti. La musica ti salva da ciò che ti può rendere apatico, ti fa nuotare dentro qualsiasi stato d’animo, positivo o negativo che sia, e quando esci sei pulito, in equilibrio e cosciente che il viaggio che hai fatto è il tuo e fa parte di te. La musica mi permette di metabolizzare ciò che mi succede e trasformarlo in esperienza positiva. Questo l’ho imparato dai miei genitori”.
Improvvisamente ti ritrovi a essere nominato Ministro della Cultura. Quali sono i primi provvedimenti in ambito musicale che prenderesti?
Forelock:”Sono stato da poco in Francia per un tour di quattro date in sale da concerto pazzesche. Ho respirato subito un’aria diversa. Senti il sostegno dei piani alti quando esistono degli spazi per tutte le categorie di musicisti. La cura dell’acustica, gli investimenti nella tecnica, roba che costa, le varie opzioni che un progetto musicale si può permettere a livello di formazioni (band estesa, band ridotta, orchestra) a seconda di quale esigenza gli si prospetta davanti, sono tutte cose che ti fanno vedere quanto il sostegno della cultura può fare la differenza.
“Sostegno” è il primo provvedimento che adotterei per i musicisti. Sono troppi i progetti o i musicisti che si dedicano alla musica solo come hobby perché a un certo punto bisogna fare i conti con la vita.
Il sistema francese da questo punto di vista funziona, il musicista è un mestiere e dall’inizio del suo percorso è agevolato a entrare a far parte del sistema lavorativo con sovvenzioni che gli garantiscono la vita e lo spingono a evitare sempre il sistema del nero in ambito musicale che invece padroneggia l’Italia.
Stesso sostegno deve essere garantito a chi la musica la vuole ascoltare e vivere fisicamente. Lasciamo perdere i festival e quanto il sistema dei finanziamenti nazionale e regionali funzioni in maniera strana, ma i club? Sono sempre meno i club dove far girare la musica e quelli aperti soffrono tantissimo. Chi si prende la briga di alimentare il circuito musicale dovrebbe stare sereno e non rischiare la chiusura ogni due settimane perché sappiamo tutti che così si attiva un meccanismo che limita la qualità delle proposte e si va a cercare cose facili. Sostegno sostanzioso e di facile accesso per chi sceglie di fare il musicista e chi vuole operare nel mondo della musica dal vivo come organizzatore o gestione di live club.
Nei centri sociali la musica si faceva, si criticano tanto, ma quel fervore oggi nei live club lo vedo raramente. Chissà che in questi anni post apocalisse non si accenda la scintilla che ci porta a dare alla musica l’attenzione che si merita?”