Nuovo appuntamento con la rubrica Ross Music Box. Uno spazio virtuale dedicato ai piccoli e grandi progetti musicali a cui prestare attenzione nel vasto panorama musicale italiano. Protagonista dell’intervista di oggi è il cantautore e compositore Valente.
(Claudio) Valente è un cantautore e compositore di Mestre (Venezia) le cui coordinate si muovono tra new wave e alternative rock. Nella sua lunga carriera musicale ha dato vita a varie band (Art Decò, Telegram e Holidays Futurisme per citarne alcune), ricoprendo il ruolo di lead vocalist, autore di testi e musiche e incidendo diversi album in lingua inglese e italiana.
Ieri, venerdì 24 marzo 2023, è uscito “Radio Sky”, il nuovo disco di Valente per la Dischi Soviet Studio. Un disco che ho avuto il piacere di ascoltare in anteprima, un lavoro in cui l’ispirazione new wave e rock del cantautore e compositore veneto è inconfondibile, dove l’alta professionalità è evidente in ogni singola nota dei nove brani che lo compongono, dove le radici che affondano negli anni ’80 trovano però una dimensione moderna e originale dal profumo internazionale.
Ecco la mia chiacchierata con Valente.
Quando hai formato la tua prima band?
Valente:”Negli anni 80’, avevo 16 anni, la band si chiamava Art Decò, probabilmente fummo la prima band New Romantic italiana: la nostra new wave mescolava il post punk con la melodia e un beat dance più elettro pop, ci ispiravamo a Japan, Ultravox, Tears for Fears, Human League. Incidemmo alcuni singoli e un Ep per la indie label veneziana Art Retrò Ideas“.
Quali sono gli ascolti che hanno influenzato di più il tuo modo di fare musica?
Valente:”Sono un ascoltatore onnivoro, ma sicuramente, oltre alle band che ho già citato prima, tra le mie influenze principali ci sono David Bowie, i Velvet Underground, Roxy Music e il post punk di band come Joy Division, New Order, Sound“.
Come hai maturato la scelta di dar vita ad una carriera solista?
Valente:”E’ successo naturalmente, dopo varie esperienze di band, soprattutto per il desiderio di esprimere in completa autonomia decisionale la mia ispirazione musicale. Nonostante ciò ho sempre mantenuto lo spirito di gruppo con i musicisti con cui collaboro per incidere i miei dischi, specie col mio producer e bassista Andrea Lombardini, il chitarrista Alberto Milani e il batterista Davide Colletto: in “Radio Sky”, il mio nuovo disco, infatti, le mie demo iniziali, registrate in perfetta solitudine, sono poi diventate delle canzoni suonate da tutta la band dove ogni musicista ha potuto inserito la sua personalità e il suo stile. Sono un solista, vero, ma amo ancora sentirmi parte di una band”.
“Radio Sky” è il tuo secondo lavoro da solista? Quali sono le emozioni che lo hanno ispirato? C’è qualche legame con i lavori precedenti?
Valente:”In realtà “Radio Sky” è il mio terzo lavoro se oltre al “ Il blu di ieri” contiamo anche il mini album “Controllo” (5 tracce) del 2020 uscito in piena pandemia: tutti e tre sono stati pubblicati dall’etichetta veneta Dischi Soviet Studio.
Con “Radio Sky” sono tornato alla lingua inglese come ai tempi di Art Decò e di Holidays Futurisme (un altro dei miei tanti side projects, concretizzatosi nel 2014 in un album): la cosa è nata spontaneamente, le canzoni mi sono uscite così e non ho voluto falsare o forzare l’ispirazione iniziale, inoltre questo disco mira anche al mercato internazionale e quindi la lingua inglese apre prospettive più ampie.
Musicalmente c’è dentro la new wave più electro, la voglia di tornare alla battuta da dancefloor, ma sempre con una forte componente melodica e un’intenzione minimalista, proveniente dall’ascolto appassionato del cosiddetto Kraut Rock, quello di Can, Neu! e Kraftwerk.
Dal punto di vista dei testi ho cercato usare le parole con grande attenzione al loro suono, ma senza trascurare il peso specifico del significato, cercando di evocare emozioni e visioni, in maniera non discorsiva, ma direi più espressionista.
Nel disco rifletto su una contemporaneità che mi appare molto decadente, schiacciata da un consumismo sfrenato e da una superficialità culturale, una fretta di masticare e sputare tutto senza assimilare nulla, senza andare mai oltre l’apparenza: credo che si sia perso il senso della magia e dell’incanto e confido nella musica, col suo potere catartico e dionisiaco, per un rinnovamento, soprattutto spirituale”.
Club e festival. Hai macinato km con e per la musica. Quali esperienze hanno segnato di più (in senso positivo) la tua carriera?
Valente:”Sicuramente i concerti nei club sono quelli dove hai il rapporto più diretto con il pubblico e dove vivi le emozioni più forti.
Ricordo in particolare con grande piacere la mia partecipazione all’AMA festival per “Music for the Oceans” e a Voci per la Lbertà, mentre dal punto di vista della visibilità sicuramente ho avuto un grande ritorno dalle mie partecipazioni al Festivalshow.
Adesso per il tour di “Radio Sky” abbiamo in programma una serie di date in club prestigiosi del nord est con il format concerto live + dj set a seguire, in quanto l’idea è di evidenziare lo stretto legame di questo nuovo lavoro col mondo dei club e del dancefloor”.
Improvvisamente ti ritrovi a essere nominato Ministro della Cultura. Quali sono i primi provvedimenti in ambito musicale che prenderesti?
Valente:” Wow! Non riesco a pensarmi molto nei panni di un politico o di un amministratore pubblico (ride, ndr).
Probabilmente, “banalmente”, cercherei di istituire maggiori risorse economiche (a fondo perduto) per la produzione discografica indipendente e relativa promozione e organizzazione di live tour in Europa allo scopo di sostenere tutti i giovani musicisti in cerca di supporto per i loro progetti artistici.
Organizzerei campagne promozionali statali per promuovere la musica italiana all’estero, cercherei di stabilire contatti con i ministeri della Cultura di altre Nazioni per organizzare anche dei festival itineranti con band italiane in tutta Europa e viceversa ospitare le realtà estere nel nostro paese.
Sosterrei di più le scuole di musica finanziariamente , in modo da garantire un possibile accesso alle stesse anche per chi non ha i soldi per potersi permettere lezioni e strumenti musicali. La musica deve potere essere studiata professionalmente anche da chi non ha le risorse per farlo, sarebbe un investimento culturale e professionale“.